12 sue indagini, in un lavoro modello che intitola col modesto titolo di Albanische Märchen (Wien, Holder, 1922). Il nostro ciclo rapsodico vi è rappresentato da una favola e da un canto ; n.ri 39-40 ; si potrebbe aggiungere il n. 38 : il Moro e Gjergj Elez Alija, presentato in prosa come una leggenda. Non è il caso di farci sopra osservazioni e commenti, poiché ciò risulterà dallo svolgimento successivo dei vari temi di questo studio. La porta ormai a una raccolta sistematica del materiale e a uno studio approfondito di questo ciclo di canti si era aperta agli studiosi. I Padri Francescani, vigili e forti rappresentanti di questa forma genuina e tradizionale di cultura albanese, entrarono nuovamente in lizza, tanto più che negli anni 1922-23 era rinata e aveva ripreso vigore la loro autorevole e importante rivista di Hylli i Drites che dedicò le sue pagine in modo particolare allo studio del folclore ossia di tutto ciò che costituisce l’oggetto della scienza delle tradizioni e della cultura popolare di una nazione (il patrimonio d’arte e di cultura ereditato da un popolo) fuor d’ogni studio e d’ogni scuola. Basterebbe rammentare il contributo importantissimo che vi diede il compianto P. Stefano Gjepov. Del resto non bisogna dimenticare, come nota lo stesso Lambertz nel suo Albanische Märchen (p. 71 in appendice alla traduzione del n. 8) che lo stesso P. Giorgio Fishta, il poeta epico del popolo albanese, come aveva fatto già a’ suoi tempi Omero e come hanno fatto variamente tutti i poeti epici e di carattere romanzesco, trasse i canti della sua Lahuta dalle sorgive sempre fresche e zampillanti della poesia e della tradizione popolare collegandone i motivi e esponendola in un poema del tutto caratteristico, in armonia col genere stesso e col contenuto delle canzoni albanesi. Si veda su questo argomento lo studio da me fatto in un lavoro albanese Epopeja