II. Elementi storici Dobbiamo prima di tutto cercar di mettere gli avvenimenti narrati dalle rapsodie, nella loro cornice storico-geografica. Evidentemente non possiamo pretendere che il poeta popolare rilevi anche solo da lontano cronologicamente la serie dei fatti né che vi faccia dei commenti. L’artista che nasce dal popolo e sorge dalla natura, come nel quadro della vita non conosce se non l’inverno e la primavera e il primo anzi solo per opposizione alla seconda poiché solo questa è la vita, così per le età cronologiche del mondo conosce solo un passato indefinito in cui si confondono tutti i periodi e s’intrecciano senza nessun ordine tutte le vicende. Per noi, uomini della coltura avvezzi a disporre gli avvenimenti nella loro serie e nella loro intrinseca dipendenza e successione, i cenni e le ricordanze per quanto monche e storpiate del poeta, devono essere riportate nella collocazione paziente e laboriosa del cronista e dello storico. La rapsodia della montagna ricorda senza date e senza tempo (poiché sembrano vivere anche i morti in un’atmosfera eterna) alcuni nomi storici e geografici che per lo storico sono i necessari punti di riferimento: come rappresentanti di schiatte abbiamo parallelamente lo Shkjau (anche kàurr con denominazione turca) e il Turco, predominanti e che forniscono pertanto i protagonisti; accanto a questi c’è il Magjàrr amico dello Shkjau, e, come elemento indipendente, come tipo di una potenza anonima, implacabilmente egoista e tiranno nemico ugualmente di tutti, tanto da far tremare anche il trono su cui siede il gran signore di Costantinopoli, VHaràp confuso alle