PREFAZIONE Mi piace mettere in fronte a questo studio inteso a un ringiovanimento dell’arte e della poesia in un secolo troppo ancora o pregno di materialismo o preoccupato dal calcolo e dalla critica, una giusta idea espressa tredici anni fa da Carlo Raimondo in capo alla nota che premette alla sua traduzione della Chanson de fioland, perchè si attaglia perfettamente al mio lavoro e al genere letterario di cui tratterò in queste pagine. Questa traduzione, scrive il Raimondo, è offerta al nuovo animo della stirpe ; ciò egli poteva effettivamente dire della “ stirpe fascista ,, come prorompimento di una forza rinnóvellata non solo della stirpe ma del mondo. Sul mondo stanno i segni che annunciano l’avvio degli spiriti ad un rifacimento. Dopo la grande guerra..... s’incomincia a intendere la vita come una luminosa e tormentata milizia, cui incombe una regola fatta di semplicità e di sincerità. E pur l’arte, che della vita è porzione, più appaga gli animi, se a quella regola sembri accostarsi, tendendo così alle sue espressioni primitive, create per verità in tempi rudi e ignari, ma già pervase di assorta maraviglia, quali ci offrono nei primi secoli, al paro delle vetrerie o delle tappezzerie istoriate di Chartres o di Bayeux, i cantari cavallereschi di là dalle Alpi, mentre in Italia spuntano i primi rigogli pronti a schiudersi nel solare Cantico delle Creature. Ciò basterebbe a giustificare una nuova apparizione del * Rolando * in qualunque angolo del mondo, la cui terra fosse