150 con frequenti ripetizioni che sembrano di rubrica, arieggiando in tutto e per tutto le movenze della rapsodia slava, e rappresentft.no la variazione della melodia sopra il ritorno di un motivo fonda-mentale. La struttura del verso è tutt’ altro che omogenea ; il cantore si scapriccia come vuole piegando il ritmo alle esigenze della melodia con aggiunte di sillabe, di voci e di pleonasmi che egli avverte essere richiesti dal verso. Questo diciamo relativamente alla struttura e alla forma, e ne ho trattato ampiamente nel secondo capitolo. Per questo riguardo bisogna dire il vero che nelle rapsodie albanesi non abbiamo l’uniformità e omogeneità metrica che si osserva invece nelle rapsodie slave dove non trovo che i versi passino metricamente la giusta misura del decasillabo. La bellezza delle rapsodie albanesi spicca soprattutto nel contenuto come rappresentazione della natura e della vita. Il sentimento della natura è fortissimo. Abbiamo per es., nel canto di Dezdàr Aga, Mujo che preso in mano il binoccolo contempla le bjeshke: e ki’ lype Sogjòr e turbin, m’ a ki’ marre, bjeshkct po i keqyre, se tu krojet Muja tuj shique, shiqon barin era kahe e luen, malie per bjeshke Mujit i u ka