89 Son belle e forti invocazioni, ma si sente pur sempre che in fondo vi è un motivo d’interesse umano che le provoca. L’uomo si manifesta in tutta l’integrità della sua forza e del suo carattere di fronte al massimo problema della vita, quando s’avvicina la morte. In generale l’eroe al momento di abbandonare la vita mostra uno stoicismo di forza e di carattere che non smentisce punto il tenore della sua vita e dei suoi sentimenti nelle circostanze più rischiose e più difficili. La sua calma è imperturbabile ; accetta la morte come qualunque altro evento inevitabile. Se in un’occasione il Sultano Suleimàn moribondo si lascia andare al pianto, questa è una eccezione. Noto subito in proposito che le parole che in quella circostanza gli rivolge la madre, mostrano la forza eroica del suo animo muliebre, e palesano come in fondo anche in codesto mondo di avventure e di pazzie umane, l’uomo sente la precarietà della vita ; infatti la madre avvicinatasi al Sultano moribondo gli dice : a po té dhimet posti i pigamberit ? a po té dhimet kjo jeté e rrèjshme ? ti affligge forse l’idea di non dover più stare sul trono del peigamèr ? e se non ti affligge questo, ti attrista l'idea di abbandonare questa vita menzognera ? Nel caso che si avvicini loro la morte, i Turchi domandano una sola cosa, di essere seppelliti come Turchi. Halili pensando al pericolo imminente di morte avverte subito che sua volontà è di essere seppellito con le ceremonie musulmane : .... né paca egjèl me shkue, due si turk né dhé me mé cue ; e se avrò la fatalità di morire. voglio che mi si porti a seppellire come turco (*); (‘) In altra occasione Mujo fatto prigioniero del re di Kotòrr, prega Dio di farlo morire per non vedere quel che vede nel carcere del re, e più oltre nel pericolo di finire la vita coi compagni li ammonisce : e tu Zoti menden t’ a lidhim, e fermiamo la menta in Dio.