31 bilmente decasillabi; è il freno del canto che li ha fatti star perfettamente in linea. Altro esempio : e vooj nade heret Muji kenka gu' e e veI mire ish gue trimi ish shterngu/ e e vee/ qè ki’ qitè Halilit po i tho/ te. la mattina a buon’ora ecco che Mujo si levò si levò molto bene e si fece pronto e che ripose ad Halili e gli dice. Si noti qui che l’ultima sillaba del verso costituisce nel canto l’introduzione, non sempre adoperata però, ai singoli versi a cui si riannoda immediatamente quella specie di esclamazione fonica : ee, see, vee, eh, ecc. ecc. Dopo la qual pausa fonica (si potrebbe anche chiamare così) il verso procede snello e vigoroso con le sue caratteristiche movenze ritmiche. Un altro aspetto di forma, che riguarda pure il contenuto, bisogna qui osservare, che cioè ogni canto è una composizione a sè e che né continua né mai accenna a voler far poi continuare l’azione stessa. Neppure apparisce alcun legame fra le varie azioni per cui ogni canto è di carattere episodico né è possibile stabilire sui dati di forma o di fondo una serie che naturalmente li colleghi. La struttura stessa oltre che esser semplicissima e si potrebbe dir quasi schematica, fornisce al critico alcuni pochi tipi su cui tutte le rapsodie si modellano. A un tipo di forma così caratteristica che nonostante le derivazioni ha pure impronte inequivocabilmente albanesi, risponde il contenuto etnologicamente e letterariamente interessantissimo.