136 alla promessa fatta per tre lunghi anni. Finalmente si decide di mandare una lettera alla Begzadja, la sorella di Alì. Questa con la lettera in mano davanti al fratello ancora giacente nel suo letto ammalato, in una circostanza così tragicamente triste, appena può risolversi a leggere quella lettera al fratello che vede non solo infermo ma in prossimo pericolo di perdere anche la sua sposa ; poi legge, ma legge e piange, e piange così da bagnare con le sue lacrime tutto il letto di Alì, tanto che pareva che il tetto fosse scoperto e che la pioggia cadendo inondasse la stanza. Più tardi Alì si sposa con la fidanzata dando vita a una famiglia invidiabile, se non che non tarda a raggiungerlo un’ altra sventura, che egli cade in mano ai nemici ed è messo in carcere. Dopo sette anni che ci stava a marcire e a invecchiare in quell’ aria senza mutamento, il re in nome della besa di Dio che gli dà Alì, lo fa uscire dal carcere, e gli permette di ritornare a casa, con l’impegno sacro che sarebbe ritornato dopo 7 giorni, o che ci avrebbe rimandata la sorella e la sposa. Arrivato a casa mentre lo riconobbe subito la sposa, non lo riconobbe la madre ; la sorella quando lo vide ngryké véllaut i a ka ngjité, ni sahat léshue prej gryket nuk e kà ; si strinse subito alla persona del fratello per un’ ora non lo svincolò da sè. Sentito poi dal fratello che l’indomani egli avrebbe dovuto ripartire per ritornare al carcere, la sorella protesta e non ne vuol sapere offrendosi subito a andarvi in luogo suo : motra e vet i paska thàné : more vèlia ti per me shkue, te krajli me hi né burg, jo ! ve9 une me gjith nuse t’anden due me shkue e krajlin me e marre, e ti ndoshna ishalla mbas ti na bjen ; la sorella gli disse : o mio fratello quanto a ritornare tu dal re per rientrare nel carcere, nò / solo ci voglio andar io con la tua sposa e prendere il re, e tu forse speriamo non ci abbandonerai.