155 binocolo e uscì a guardare ; non vide altro che due stelle, e vide un fuoco acceso sul terreno, e vide una bella nube che veniva per aria, e vide gli alberi della foresta che tremavano nella bjeshìm. Entrò a riferire a Mujo la cosa : non vedo altro se non un fuoco acceso per terra, e due stelle appaiono sullo stondo del cielo, una nube molto bianca e la foresta che trema. E Mujo le replicò : la tua bocca sia fortunata, o Kuna, poiché ora sta venendo Sokòl Halili. Il fuoco che tu hai visto sul terreno son le scintille che mandano i suoi ferri, tanta è la sua corsa vertiginosa, poiché i sette re lo stanno rincorrendo, per poter prender vivo il giovane; le due stelle che vedi come sullo sfondo del cielo sono i due occhi di Halili, poiché tanto è lo sforzo del giovane che gli occhi gli son usciti come due colli; la nube bianca che apparisce è Filiska Fiskame. La foresta che trema, è il tumulto impetuoso del cavallo che viene „ (1). Qui si nota la tendenza propria della poesia epica primitiva soprattutto del Nord e dell’ Oriente, a caricare le tinte e passare allo stragrande e allo sterminato soprattutto nel linguaggio metaforico. Del resto il rapsodo della Chanson de Roland anche nella descrizione della battaglia e nell’esaltare la potenza del corno del-l’eroe e della sua Durlindana non è meno amante del gigantesco e dello spettacoloso anche quando non fa intervenire potenze preternaturali. Il popolo ha bisogno di ricorrere al fantasticò e allo strabiliante per esprimere effetti che hanno del prodigioso, metodo necessario per trasformare situazioni disperate in trionfi inaspettati perchè non sono nella logica dei fatti nè si posson sempre ottenere con gli amminicoli delle astuzie e dei tranelli. Evidentemente si entra nel campo di quel particolar gusto del popolo che è la favola in cui gli effetti si ottengono tante volte in maniera che può essere solo spiegata dall’ immaginazione e dalla magia. Gli esempi abbondano ; Mujo e Halili che si erano recati alle bjeshke per quella loro famosa scommessa a chi dovesse resistere più a lungo alla sete, erano stati presi dal sonno e il rapsodo si compiace di farci sapere che dormendo kur kan qité trinaat frymè prej gojet, dushkun e malit ne toké e kan qité ; kùr kan marre trimat fryme prej gojet deri te goja lisat u kan ardhé ; (*) Ofr. però anche il canto dei 9 fratelli Tovan.