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    Questa Begzadja è una ragazza turca, puro sangue. Una sposa figlia di re che si è liberamente lasciata rapire da Gjuliq Brahimi che essa salvò dalla vendetta del padre, ci dà altrove un esempio ammirabile di onestà naturale e di fedeltà allo sposo, poiché fuggendo insieme per recarsi a Jutbina avvenne che Gjuliq dovette fermarsi prima di uscir dalla città mentre la compagna proseguì fuggendo finché allo spuntare del giorno seguente arrivò alla fontana di Jutbina. Quand’ ecco capitar lì come per caso Halili :
            kur me sy atè turku e pà shum duvà Zotit po i bàn, per peshqèsh qi Zoti me paska (jue, edhè azhdralin per doret e ka kapé.
             Kqyr cé kà qité ajò <jika e ka thàné :
             té dalsha moter e né Tenzoné,
            qi mos me me preké ti me dorè,
             pa mé cue né kullat Qetobàsh e Mujit,
             qi un nji burré me fjalé nji heré e kam marrè,
             pat rrexik e mbrendé à xàné ;
              né paste ai jeten e giaté,
             tjeter burré per veti s kam me marré;
             quando il Turco la vide cogli occhi ringrazia molto Iddio pel regalo che Dio gli ha mandato, e prese per mano il cavallo.
              Vedi che cosa fece e disse la ragazza :
              che io diventi tua sorella in Dio
             perchè tu non mi tocchi con la mano
             senza condurmi alla casa di (Jetobash e Mujo,
              poiché io con la mia parola ho preso già un uomo ;
 lo	colse un pericolo e ci restò dentro ;
              se egli avrà lunga vita
 altro marito per me non prenderò ;
e Halili non osa torcere un capello alla donna fedele e la conduce immediatamente da Mujo. Si noti che il canto di Gjuliq Brahimi dal quale ho ricavato qnesto tratto, mi è stato dettato da un musulmano ! Convien qui richiamare un’altra volta le scene di devozione,