— 239 — denza del comando della difesa marittima, fossero impiegati per la vigilanza intorno alla piazza in concorso colle torpediniere costiere, che uno di quelli a nafta fosse a turno dislocato ad Ancona, e che infine fosse mantenuto permanentemente un agguato al largo di Pola o nei paraggi della sponda austriaca, dove secondo le informazioni sulla dislocazione delle forze nemiche fosse apparso più efficace. La minore ampiezza della zona acquea rendeva la regolazione ed il disimpegno dei servizi della flottiglia di Venezia meno difficile di quelli della flottiglia di Brindisi, ma la prima andava incontro a maggiori probabilità di perdite dovute alle zone minate da torpedini, specialmente davanti alle due piazze marittime di Pola e di Venezia, e nel golfo di Trieste. Le piccole unità della difesa di Venezia furono nei primi mesi esposte a maggiori pericoli in conseguenza dei loro stessi movimenti troppo metodici, e dell’uso di segnalazioni idrografiche come punti di riferimento, necessarie d’altra parte a causa delle frequenti nebbie dell’alto Adriatico. Vedemmo in un capitolo precedente1 le perdite dovute a queste ultime cause. Un terzo doloroso affondamento di nostre unità subacquee dovemmo invece ad urto contro una torpedine, quel- Per la scarsità del numero delle unità fu abolito verso la fine del 1915 l’agguato continuo davanti a Venezia, per tenerlo soltanto saltuariamente in determinate contingenze. * Vedi cap. IV.