pedire che cadesse in mani nemiche, fu un episodio che va ascritto ad onore 1. Alle ore 12 del 24 maggio tutte le unità del nemico, cosi al Nord come al Sud, erano rientrate nelle loro basi di Pola, Sebenico e Cattaro. Nel pomeriggio anche le navi italiane avevano ripreso i loro ormeggi, ad eccezione del naviglio leggero in turno di vigilanza. Il silenzio tornò sull’Adriatico. Il contegno della flotta austro-ungarica aveva chiarito abbastanza che, come era stato logicamen- 1 II Sokol nell’opera citata dice: « La situazione del Turbine divenne disperata soltanto quando intervennero nel combattimento i c. t. austro-ungarici. Il c. t. che aveva 10 anni di età (in realtà 14. Nota dell’U. S.) marciava ad una velocità di 30 nodi, velocità che fece stupire anche la marina a. u. Ben presto alcuni uojnini del c. t. italiano vennero feriti da scheggie di granata. Per effetto delle granate che lo colpirono vennero successivamente a mancare, una dopo l’altra, le caldaie é le macchine; ben presto anche i cannoni furono resi inservibili. Il comandante ripetutamente ferito ordinò allora di aprire le valvole dì affondamento. L’equipaggio raccolto a poppa proruppe in grida di «Viva I’ Italia, Viva il Re, Viva il Turbi-bine! ». Quando i c. t. a. u. si avvicinarono al relitto immobile, il comandante Bianchi ordinò di alzare la bandiera distintiva di maggior generale, una bandiera bianca con stella azzurra (rossa, nel fatto. Nota dell’U. S.) nel mezzo, perchè egli non vedeva più alcuna possibilità di recare danno al nemico o di sfuggirgli. Il Turbine affondò subito dopo che le unità a. u. erano venute a distanza di combattimento con la Libia ». Sul Turbine perirono 10 sottocapi e comuni, e furono fatti prigionieri il comandante, 2 ufficiali, 3 sottufficiali e 26 sottocapi e comuni. Tre sottufficiali e sei comuni furono salvati dalla Città di Siracusa. 5. — La marina italiana, ecc., Voi. II.