— 249 — menti dell’ U 3, scorto più volte durante la giornata, si poteva logicamente dedurre che avesse riportato qualche avaria Un inseguimento metodico e persistente doveva essere fruttuoso contro un sommergibile che, almeno in immersione, non era più padrone della sua manovra, nè poteva mantenere un assetto ed una velocità convenienti; perciò l’ammiraglio Millo, comandante della divisione esploratori, fece uscire dal porto i cacciatorpediniere Abba, Mosto e Bisson perchè lo ricercassero senza tregua. Il comandante deWAbba (cap. di fregata Tanca) fece seguire durante il giorno alle sue unità rotte diverse irradiate in modo da tener conto delle varie velocità che presumibilmente potevano essere tenute in immersione. Sopravvenuta la notte, partendo dal presupposto che al tramonto il sommergibile non avrebbe potuto trovarsi molto lontano dal punto dove fu avvistato la prima volta, data l’impossibilità di emergere per navigare alla superficie durante la caccia datagli e di immergersi rapidamente in caso di necessità2, e che poi a 1 Si seppe dai superstiti che o l’urto col Città di Catania o Io scoppio di torpedini da getto avevano prodotto danni allo scafo resistente in corrispondenza del locale déll’apparato motore o del contiguo locale degli accumulatori elettrici, ad una cassa di compenso, ed al periscopio divenuto insei vibile. 2 La supposizione era avvalorata dai successivi avvistamenti del sommergibile, avvenuti durante il giorno sempre più o meno nello stesso punto.