— 295 — seco di ciascuna unità, talché il nemico spesso non trovava il tornaconto di consumare un siluro per affondarle. In superficie non vi era una differenza sensibile nella potenza delle artiglierie tra i pescherecci ed il sommergibile, perchè se pur quest’ultimo aveva cannoni migliori e migliori puntatori, esso veniva però ad essere generalmente isolato quando si trovava di fronte a più unità avversarie. Ed è da notarsi che un colpo ricevuto era per il sommergibile danno ben più grave che non fosse per i piccoli scafi che gli davano la caccia. Queste navi in servizio di pattuglia o fornite di reti erano chiamate a formare una fitta trama nella zona assegnata; con una stretta vigilanza si tendeva ad obbligare i sottomarini a mantenersi immersi in profondità, a contender loro la visione attraverso ai periscopi, a stancarne gli equipaggi tenendoli in continua tensione sotto la spada di Damocle di un pericolo permanente. È vero che i risultati della guerra sottomarina dimostrarono che questi mezzi erano ancora insufficienti a liberare la marina da traffico dal pericolo grave che su essa incombeva ; certo bisognava moltiplicarli ed integrarli con altri, e ciò soltanto col tempo si poteva realizzare; ma sarebbe ingiusto il negare loro una certa efficacia. La marina francese adottò anch’essa il sistema delle navi da pattuglia, sebbene in quella minor misura corrispondente alla minore consistenza del suo naviglio sottile.