— 412 — canto inviare reparti armati nei centri più lontani, come era desiderio così del governo albanese, come del serbo e del montenegrino, sarebbe stato impegnarsi imprudentemente in un’avventura che, a priori, non prometteva di dar buon esito, se non intrapresa con contingenti molto numerosi e mezzi abbondanti. Di questi il nostro governo non aveva, come vedemmo già, la disponibilità per impiegarli in imprese lontane dal fronte principale della guerra. E quando anche si fossero avuti, permanevano le ragioni logistiche, geografiche e topografiche, per le quali era già stato rifiutato l’invio di un corpo d’esercito attraverso l’Albania e la Macedonia per congiungersi alle truppe alleate di Salonicco. L’ incalzare degli eventi poi non concedeva il tempo che sarebbe stato indispensabile per la preparazione della nuova impresa che si attendeva da noi. Fu tuttavia deciso prontamente, fino cioè dai primissimi giorni dell’occupazione di Valona, di mandare una brigata di fanteria a Durazzo, sede del governo di Essad Pascià, dove all’oecor-renza si sarebbe trovata appoggiata e protetta dalle artiglierie delle navi. Si riteneva del resto che nel porto di Durazzo avrebbero potuto d’ora avanti affluire la maggior parte dei rifornimenti, dopo che gli scafi affondati a S. Giovanni di Medua avevano ridotto lo spazio già ristretto per la manovra e la fonda di bastimenti in quell’ancoraggio. Era anche da prevedersi che intorno a Durazzo sarebbero convenuti profughi e soldati in gran numero, e che