— 74 — destinazione al nemico, conformemente alle prescrizioni della Dichiarazione di Londra. Nello stesso tempo il naviglio nazionale fu invitato ad astenersi dal traffico nel mare Adriatico e i commercianti furono obbligati a non servirsi nè dei porti di quel mare, nè di navi greche. Fu anche proibita fino dal 13 giugno 1915 la nostra pesca d’alto mare nell’Adriatico e nello Ionio; e quella nelle acque territoriali fu regolata da norme particolari emanate dalle autorità portuali, consentendola nelle sole ore diurne. Anche però ridotto a questi termini, l’esercizio della pesca dette luogo ad abusi, e sorse il sospetto che il nemico potesse valérsi di questo mezzo, mediante abili truccature, per porre delle mine lungo il nostro litorale: tale sospetto era avvalorato da incontri troppo frequenti a mare largo di velieri del tipo delle nostre barche peschereccie. Così avvenne che dopo il 25 luglio la pesca fu interamente soppressa, salvo qualche eccezione disciplinata dallo stesso ministero della marina e sorvegliata da posti militari costieri. * * * Con questi divieti e limitazioni la navigazione adriatica di ogni tipo e in gran parte anche la ionica, che prima della guerra mondiale dava luogo ad un intènso movimento marittimo, e vita ai porti sia della nostra costiera, sia dell’austriaca, e che