— 602 — loro concessi. Dal tramonto all’liba, e per tutto il tempo in cui la nave era oscurata, i prigionieri dovevano stare nei dormitori e stiva: appena giorno nei ponti scoperti dell’estrema prora e dell’estrema poppa, essendo loro vietato assolutamente di portarsi nella parte centrale della nave dove viveva l’equipaggio. Durante tali ore diurne i più robusti tra i prigionieri coi capostiva di bordo, dovevano dar rassetto e aereazione ai dormitori. I marinai della R. M. compirono un servizio veramente superiore ad ogni elogio, dimostrando calma e nello stesso tempo fermezza, verso quella gente emanante un fetore nauseante, e della quale erano nel loro servizio di sentinella a continuo contatto, ed approfittando delle brevi ore di riposo per lavare i loro indumenti carichi di insetti di ogni specie. Il loro esempio fece sull’equipaggio di bordo, il quale non è militarizzato, tale impressione da indurre anche questo a cooperare al buon andamento dei servizi e a continuare abbastanza volentieri a seguire le sorti della nave requisita. Mia cura quasi assoluta fu di osservare e fare osservare a tutti costantemente le norme igieniche, coadiuvato in ciò dall’opera indefessa del dottore di bordo, autore dell’allegata relazione. E credo doversi molto a ciò se nessuna epidemia scoppiò nei primi tempi presso questo personale così ammassato; poiché il colera, che dopo fece la sua presenza a bordo, venne a questa nave apportato dalla vicinanza delle altre infette, e non da sua presenza preesistente nei prigionieri da me imbarcati. Su questo argomento di competenza quasi esclusivamente medica valga quanto risulta dall’allegata relazione. Appena scoppiò il primo