— 472 — Il 30 dicembre ne ripartì con due cacciatorpediniere francesi per Salonicco, dove, secondo il punto in cui erano giunte in quei giorni le trattative interalleate, il vecchio Re sperava probabilmente ancora di essere presto raggiunto dai suoi soldati-1. Se unanime era il giudizio che, volendo salvare i resti delle armate serbe, bisognava provvedere risolutamente e prontamente a stornare il pericolo della capitolazione forzata che incombeva su loro, difficile era invece mettersi d’accordo sulle modalità del trasferimento e sul luogo della concentrazione. Condurre le trattative, come si faceva, a mezzo di corrispondenza telegrafica fra cinque governi: italiano, francese, inglese, russo e serbo, diretta-mente o per il tramite delle rispettive rappresentanze diplomatiche, alle quali si aggiungevano i le quali si deve lottare per il limitato tonnellaggio delle navi, costrette a trafficare in costa aperta, per la necessità delle difese, per la tutela delle nostre truppe di Valona da facili epidemie. Il Re ascolta con riconoscente soddisfazione e ringrazia ancora con parole vibranti quando l’ammiraglio lo saluta : c< Le nostre navi proteggeranno l’esodo di tutto l’esercito di S. M. fino all’ultimo uomo e fino all’ultimo cannone ». 1 II 22 dicembre i c. t. Ardito e Ardente portarono da Medua a Brindisi il principe Alessio di Serbia con la principessa Daria, accompagnati dalla missione sanitaria della marina, proveniente da Scutari. Molte altre persone autorevoli colle rispettive famiglie furono portate in Italia nei giorni successivi, e tra questi, il 30 dicembre, il comandante in capo dell’esercito serbo, generale Put-nifc, ammalato.