— 242 — poter meglio nuotare, ma uno dopo l’altro perirono mentre tentavano di raggiungere la terra. Il Vietri, che si era trattenuto con loro fino a che l’ultimo di essi scomparve sotto i suoi occhi, aveva conservato il suo sangue freddo, ed essendo esperto nuotatore, aveva diretto su Grado, secondato dalla corrente. Rimase in acqua dalle ore 15 del 17 all’alba del 18 \ Le laboriose ricerche fatte con idrovolanti e motoscafi, contrastate dagli aerei nemici2, per ritrovare lo scafo del sommergibile, ne accertarono la posizione in lat. 25° 38’ 30” N. e long. 13° 31’ E Gr. in mezzo ad un banco di forma irregolare di circa 20 torpedini, da noi ancora non conosciuto : lo Jalea aveva urtato contro una! di esse. In altro capitolo vedemmo come il sommergibile Argonauta dislocato in Ancona il 24 maggio dalla luce incerta del fondo in cui eravamo, attraverso i cristalli della torretta. Il comandante restò muto al suo posto, mentre parecchie voci si confondevano nel locale prodiero. Aiutandomi oon le braccia mi recai verso prora e capii che il tenente ed il capo torpediniere Armellini con gli altri avevano intuito esservi ancora una via di scampo; sicché ritornai, a stento e mezzo soffocato dai gas degli accumulatori, verso il comandante e gli dissi: «Comandante, venga a prora, usciremo dal battello» ne ebbi per risposta : « Va’ Vietri, salvati, addio, io resto al mio posto.... è finita! ». 1 Portato in terra all’ infermeria non perdette ancora le sue forze, ma fu iri grado di rispondere alle prime interrogazioni, durante le quali con vivo dolore ripeteva: Jalea finito! 2 Vi furono anche combattimenti fra idrovolanli.