— 357 — ciali di marina italiani si recassero nei due porti albanesi 1 per regolare lo scarico sui galleggianti portuali a fine di liberare al più presto e non tenere inoperosi a lungo piroscafi e motovelieri di cui si scarseggiava. Essi vi provvedevano servendosi di alcuni marinai messi a loro disposizione e degli equipaggi di bordo, oltre che dell’elemento indigeno, sfruttando al massimo le risorse locali e mettendo a profitto l’abilità caratteristica della nostra marina, usa ad essere chiamata in circostanze difficili all’esecuzione improvvisa di operazioni normalmente richiedenti preparazione, tempo e mezzi maggiori. Se non che, cessato il compito della marina coll’arrivo al pontile o sulla spiaggia dei galleggianti carichi delle merci sbarcate dalle stive, subentrava quello delle missioni alleate, le quali nell’ordinamento dello scarico a terra e nell’ inoltro in Montenegro e in Serbia, si trovavano spesso impotenti e senza autorità sufficiente di fronte alla mancanza di organizzazione e di coordinamento ed al sorgere di gravi difficoltà ed ostacoli. Ad illustrare quali furono queste difficoltà nelle quali si dibattevano ordinatori ed esecutori dei ri-fornimenti, sembraci che niente possa servire meglio che riferire alcuni brani di rapporti e di lettere scambiate fra le autorità navali in quei giorni. 1 Oltre al t. di v. Accame, addetto navale a Cettigne furono espressamente mandati dall’ Italia per questo servizio a Medua i t. di v. Legnani e Fabiani e a Durazzo il t. di v. Malusardi.