— 482 — ospedale, i piroscafi piccoli, i rifornimenti al Montenegro1, continuava: «Il R. Governo, pur riconoscendo i gravi, e spesso inevitabili, pericoli ai quali sarà esposto il traffico di Medua e Durazzo (specialmente di Medua), nutre fiducia che, in virtù delle provvide precauzioni prese da parte dei comandi navali, saranno ridotti al minimo i dolorosi incidenti, ed insiste nell’esecuzione degli imbarchi nei posti convenuti, essendo riconosciuta la impossibilità d’instradare tutte le truppe verso il sud ». * * * La situazione continuava però a variare giornalmente nei riguardi così del numero cui si diceva ammontassero le truppe serbe nelle diverse zone, come della disponibilità dei piroscafi e delle navi da guerra. Nelle decisioni dei governi alleati vi era sempre incertezza. Le autorità navali italiane avevano dovuto aderire al progetto d’imbarco a Durazzo e a Medua, ma sentivano sempre molto grave la preoccupazione dello straordinario ed eccessivo rischio a cui venivano ad essere sottoposte le nostre forze navali e lo stesso esercito serbo, che si voleva salvare. Il progetto, che si intendeva mettere in atto, era nato dall’ insistenza dello stato 1 Vista la resistenza del Montenegro agli attacchi austriaci in corso, si volle intensificare il suo rifornimento.