— 537 — compagnie italiane, che avevano sostituito verso Bazar Siak la retroguardia serba dopo che questa aveva proseguito per Valona; furono perdute e subito riprese dai nostri alcune posizioni. Aeroplani austriaci volavano intanto ogni giorno sulla città e e sugli accampamenti, lasciando cadere sistematicamente una dozzina di bombe e sorvegliando i nostri movimenti. Il comandante in capo dell’armata, conosciuta la situazione ormai critica, telegrafava al comandante della brigata a Durazzo : « Dovendo effettuare trasporto via di mare truppe quadrupedi im-pedimenta, non ritengo in questa stagione e con i mezzi a disposizione possa compiersi subordinatamente volontà nemico colla celerità accennata (24 ore). Per responsabilità che spetta all’armata esito operazione, ritengo rinveniente, se deciso in massima sgombro Durazzo, non indugiare ad incominciare ritiro materiali quadrupedi truppe». Per quanto desiderata dal comandante del corpo speciale di spedizione, non era più da pensare ad una ritirata su Valona per via terrestre con una marcia a compier la quale, in senso inverso, e senza il nemico a contatto, la stessa brigata Savona aveva impiegato più di 15 giorni. Perciò il generale Ferrerò, che dal 5 febbraio aveva sostituito nel comando della brigata il generale Guerrini malato, rispose fissando lo sgombro per il giorno 15 e chiedendo l’invio dei piroscafi per F imbarco.