— 329 — premo interesse. Tre fatti premonitori davano molto da pensare: 1°) l’organizzazione di bande albanesi armate contro la Serbia per colpirne l’esercito alle spalle 1 ; 2°) la minaccia bulgara che sembrava dovesse rivolgersi verso l’Adriatico; 3°) alcune agitazioni infine in Epiro in prossimità della frontiera albanese, che facevano logicamente temere un’ intesa segreta degli Imperi centrali o della Bulgaria con la Grecia e delle quali non era prudente sottovalutare la portata. Delineatasi la vittoria di Mackensen contro i Serbi, di fronte alla possibilità di un’avanzata del nemico verso l’Adriatico, bisognava evitare almeno che esso mettesse piede nell’Albania meridionale, che gli accordi precedenti con l’Austria avevano assegnato alla sfera d’influenza italiana : ai fini poi della guerra marittima era necessario che la rada di Valona, che con Brindisi forma la chiave di possesso del canale di Otranto, restasse aperta alle nostre navi. Per conseguenza, pur non accedendo alle insistente alleate per uno sbarco con l’obbiet-tivo più vasto di avanzare verso Salonicco attraverso i monti dell’Albania, il nostro governo decise l’invio di un corpo di spedizione. Questo, sbar- 1 Governava in quel periodo in Albania Essad Pascià la cui politica si dimostrava favorevole all’ Italia, ma egli non aveva nè il prestigio nè la forza di mantenere disciplinato sotto i snoi ordini il popolo albanese: bande armate di Malissori e della Mirdizia parteggiavano apertamente per l’Austria.