— 426 — Nel mese di dicembre le nostre navi curarono anche il ritiro delle varie missioni internazionali, sanitarie ed umanitarie, del corpo diplomatico e consolare, delle missioni militari che avevano seguito i Serbi nel ripiegamento, e non avevano ormai più ragione di trattenersi sulla sponda orientale dell’Adriatico. Anche la nostra stazione sanitaria di Scutari fu ritirata, non potendo più esercitare il suo ministero umanitario, nonostante ve ne fosse grandissimo bisogno. La marina dovè infine tenere il suo occhio vigile anche sul personale italiano, militare e civile, che, così in Montenegro come in Albania restò fino all’ultimo sulla breccia, e che era stretto dovere essere pronti a ritirare in ogni momento, quando il precipitare degli avvenimenti lo avesse messo in imminente pericolo di cadere nelle mani del nemico1. I prigionieri austriaci, che da Elbassan e da Siak erano stati incolonnati verso Valona, alla metà del mese di dicembre incominciarono ad arrivare ai nostri avamposti decimati dalla fame, dagli sten- piroscafi. La grande nave König Albert, recentemente adattata a funzionare come nave ospedale, è arrivata attualmente a Taranto e dovrà proseguire per S. Giovanni di Medua. (Il König Albert prese più tardi il nome di Palasciano). A cominciare dal gennaio il movimento dei profughi si fuse con quello di salvataggio dell’esercito. 1 In vista dell’esodo dell’esercito serbo furono anche tenuti pronti i piroscafi che avevano servito al trasferimento del corpo speciale a Valona,