— 406 — di Medua, oppure da Ipek, Prisren, Dibra e Mo-nastir sull’Albania settentrionale e centrale'verso Tirana, Elbassan e Durazzo. Ed anche se l’inseguimento austriaco era lento, e cause logistiche trattenevano la massa dell’esercito nemico tanto da non potere celermente raggiungere il territorio albanese, bastava l’invasione del Montenero e del-P Albania da parte dei fuggiaschi serbi affamati a creare in ambedue questi paesi una situazione piena di pericolo. L’arroganza, che per voce comune si diceva ostentassero i comandanti e gli ufficiali serbi, il timore di saccheggio da parte dei soldati a cui non era rimasto che il fucile, la disciplina rilassata nelle retrovie, che non era più valido freno alle intemperanze, generavano malumori e panico nelle popolazioni e ne eccitavano gli animi. Nel Monte-negro era da temere che il governo, già dubbioso e dissenziente dal suo Re, trovasse nell’opinione pubblica uno stimolo ad accogliere le proposte del-TAustria per una pace separata. In una tale evenienza i Serbi rimasti in territorio montenegrino avrebbero finito col cadere nelle mani del nemico. Le autorità serbe militari e civili si davano da fare per prendere la direzione degli affari politici del Montenegro, ma non avevano nè la forza, nè il prestigio per riuscirvi. Più efficace era l’opera dell’Austria non tanto con un’effettiva pressione del suo esercito, quanto con la semplice minaccia esercitata tutt’ intorno ed in tutti i modi. Il bombar-