— 322 — co, fu ¡perduta anche ogni illusione d’intervento della Grecia al nostro fianco e restò soltanto la speranza che questa nazione avrebbe almeno conservata la neutralità. Gli eventi precipitarono : il 7 ottobre la Bulgaria, rimettendo alla Serbia un ultimatum, smascherò le sue batterie, ed il giorno seguente cominciò a tuonare il cannone al confine serbo-bulgaro. Già dal 5 intanto erano cominciati i combattimenti sulla frontiera austro-serba fra Belgrado e la Morava. Il generale germanico Mackensen era giunto a Temesvar per assumere il comando della nuova grande offensiva, che le ricognizioni dei punti di sbarco da parte degli austro-tedeschi, gli sporadici cannoneggiamenti, i tentativi di gettare i ponti avevano, fatto chiaramente prevedere nei giorni antecedenti. L’11 ottobre la Sava ed il Danubio erano passati, e le armate di Mackensen avevano occupato Belgrado. Gli attacchi italiani sull’ Isonzo e sul Carso non valsero a richiamare sulla nostra fronte parte delle divisioni austriache ed a diminuire la pressione contro i Serbi. I Bulgari a loro volta presero l’offensiva il 15 ottobre nella regione di Egri Palanka, nel settore di Pirot e sulle rive del Timok, respingendo dappertutto l’esercito serbo. Il 25 ottobre irruppero a Vranja sull’alta Morava e ad Uskub sul Vardar, tagliando la ferrovia Nisch-Sa-lonicco. Sopraffatto cosi dall’ impeto tedesco, rincalzato