-323­ punto perchè in stagione cosÌ avanzata aveva tentato di spin­gersi nell'alto Arcipelago « dopo di avere anteposto la con­« servazione della flotta al possesso del Regno di Morea ed al « dominio del mare» (l). Il provvedimento del Senato contro il Dolfin che si era va­lorosamente distinto durante la precedente guerra non appare a noi giusto. L'impreparazione della flotta e la deficienza degli uo­mini e dei mezzi messi a sua disposizione dipendeva invece dal Senato che con la sua politica pacifista aveva fatto trovare la Repubblica impreparata a sostenere una guerra che a noi appare oggi dovesse essere ritenuta inevitabile, mentre la Turchia vi si era apparecchiata con larghezza sotto tutti i punti di vista. Dovendosi nominare il nuovo Capitano Generale il Senato non trovò alcuno che in un momento tanto grave fosse disposto ad assumere una cosÌ grande responsabilità. Dopo vivace ed ampia discussione fu nominato Andrea Pisani Provveditore Generale delle isole Jonie, che, essendo lontano da Venezia, non ebbe la possibilità di evitare l'ele­ zione. Il Pisani apparteneva ad una delle famiglie più ricche, ma non aveva alcun speciale requisito per l'importante coman­ do. (Fig. 59). All'inizio della campagna del l 716 egli si trovò ad avere sotto i suoi ordini 18 galere, 2 galeazze, 12 galeotte, 26 navi di linea e 2 brulotti. Il Senato non volle che egli imbarcasse su una nave a vela, ma che, secondo le consuetudini, alzasse la sua insegna su una galera bastarda. Il Senato aveva nel frattempo riaperto le trattative col­ l'Imperatore Carlo VI per indurlo a partecipare alla guerra. Queste trattative portarono ad una intesa in seguito alla quale l'Imperatore promise }'intervento purchè venisse stabilito un (1) Per dare una idea del carattere del Dolfin riportiamo poche frasi della aua relazione al Senato del 5 settembre 1715 mentre colla flotta navigava fra Zante e Santa Maura. «A giusta pena dei miei peccati attribuisco il flagello della Divina Giu,stizia "che con continuate e lagrimevoli sventure mi colpisce. Se cadesse sopra la mia "sola spezialità il castigo bacerei la mano che mi percuote; ma il massimo dei "miei dolori è che il peso delle maggiori disgrazie in oppressione e pregiudizio "del pubblico riverito interesse, contro di cui è forza veder congionta la fatalità "di implacabile destino ed una crisi di così tragici avvenimenti che sono superiori "alla istessa immaginazione ».