— 498 — za. Legazioni lo seguiranno. Personale dei posti avanzati tutto concentrato Rieka e lo farò proseguire per Medua appena possibile. Io sono Cettigne con quartiere generale». «Ore 20: Pasic informa ufficialmente che nemico è a tre ore da Cettigne e che esercito montenegrino non si batte più. Si dice che attuale governo voglia domandare armistizio, ma Re no. Corpo diplomatico non ha ancora comunicazione ufficiale del governo e la solleciterà. Si attende questo per partire Podgo-ritza ». Poche ore più tardi, alle ore 2 dell’ 11 gennaio, l’addetto navale che trovavasi tuttora a Cettigne aggiungeva : « Sua Maestà Nicola ha pregato corpo diplomatico riunito partire. Per conseguenza parto questa notte per Podgoritza con legazione. Quartiere generale ha lasciato Cettigne. Pasic rimasto con S. M. che non partito ancora. Comandante truppe Lovcen e Niegussi sono Cettigne ». Il piccolo Montenegro, nonostante il suo governo che aveva spesso dato segno di parteggiare più per l’Austria che per l’Intesa, era rimasto in armi fino all’ultima possibilità a fianco del suo Re, ostile all’Austria per tradizione famigliare, e fedele alle alleanze contratte: ma non era più in grado ormai di opporre resistenza all’impeto nemico. Rifiutate una prima volta le condizioni imposte dall’Austria per l’armistizio, dovè poi capitolare davanti alla forza preponderante. Era necessario provvedere rapidamente a por-