— 607 — autorità di colà dei numerosissimi disturbi intestinali che avevo notato durante la breve traversata. Il medico di porto venne a bordo, prelevò dei campioni di feci di malati degenti a letto, e il giorno dopo mi informò che l’esame batteriologico aveva dato esito negativo per il bacillo del colera. Non doveva però sorprendere il fatto che i prigionieri fossero affetti da dissenteria di origine tosso-infettiva, giacche risultava dalle loro stesse affermazioni che durante la lunga e faticosa marcia di 50 giorni molti di essi avevano mangiato carne cruda di cavalli trovati morti per la strada; io stesso dovetti far buttare a mare dei pezzi di carne cruda che essi tenevano nascosti sotto le luride vesti, perchè emananti un fetore insopportabile, carni appartenenti a cani, gatti, uccisi durante il cammino. Una sorveglianza speciale si dovette esercitare anche a bordo stesso, perchè i prigionieri si precipitavano sui rifiuti delle cucine (ossa, verdure, pasta) che strappavano dalle mani degli sguatteri mentre questi le buttavano a mare. Le autorità sanitarie del porto di Asinara nonostante le buone condizioni igienico-sanitarie del Cordova ci informarono che per mancanza di attendamenti ove accampare i prigioneri, questi dovevano rimanere a bordo. Non potendo prevedere la durata della permanenza dei prigionieri, si iniziarono a bordo stesso ie operazioni di risanamento e di bonifica di tutta quella gente. Si cominciò il taglio delle barbe e dei capelli, seguito dalla petrolizzazione degli individui. Continuarono le