— 620 — l’ufficiale austriaco diresse per Je Bocche di Cattaro, alla velocità di miglia 6, sotto ìia sorveglianza del sottomarino. Ad un certo punto vennero incontro due torpediniere che scortarono la nave; da una di esse, la 73 T, fu mandato a bordo un picchetto di marinai armati. Tutti gli ufficiali allora e le persone dell’equi-quaggio (ad eccezione del primo ufficiale che fu tenuto nella sala nautica) furono mandati nei rispettivi alloggi. In macchina fu allora dato ordine di mettere a tutta forza (miglia 14). Poco prima di arrivare, il bastimento urtò sul fondo, pare senza gravi danni, (come fu verificato dal palombaro il giorno dopo) ed alle ore 0,30 del 21 diede fondo all’ancora tra i paesi Melynie e Umiao (Topla Bay) ammainando, dietro ordine ricevuto la bandiera nazionale. L’ufficiale austriaco, dopo aver fatto smontare dal suo telegrafista la stazione r. t., sbarcò, lasciando a bordo il picchetto armato con baionetta in canna e che vi rimase per tutto il tempo della nostra permanenza in porto. Il mattino del 21, alle ore 10 circa, venne a bordo una Commissione, presieduta da un capitano di vascello e di cui faceva parte un auditore (avvocato fiscale militare) e fatta una rapida visita alla nave, procedette all’ interrogatorio mio e del capitano cav. Bertolini. 11 presidente mi invitò a rispondere alle domande che mi sarebbero state rivolte dall’avvocato fiscale militare, quale membro della commissiona delle prede, assistito da un altro ufficiale che faceva da interprete. Ma io non volli firmare l’interrogatorio, avendo invocato il diritto di essere assistito dal console della nazione 'incaricata della protezione dei sudditi italiani. Tale diritto fu riconosciuto, solo il presidente ogservò che a Cattaro