— 76 — rifornimento in mare, nè evitare del tutto che dei velieri fossero adoperati eventualmente per servizio di esplorazione e di informazione a loro profitto. Da queste considerazioni scaturiva la conseguenza logica di chiudere assolutamente l’Adriatico alle marine commerciali, considerandolo come zona di guerra, come aveva già proposto fin dal principio l’ufficio di stato maggiore della marina. Ragioni d’ indole politica o diplomatica si opponevano, almeno in un primo momento, ad adottare una determinazione così radicale; perciò a partire dal 6 luglio il blocco fu esteso, è vero, a tutte le zone del mare Adriatico a Nord della linea Otranto-Aspri-Ruga e fu vietata la navigazione a tutte le navi mercantili di qualsiasi bandiera, ma fu adottato un temperamento nel senso che il ministero della marina o le autorità da esso delegate potevano concedere, dopo opportuni accertamenti, speciali salvacondotti alle navi mercantili che chiedessero di recarsi a porti adriatici appartenenti od occupati dall’ Italia o dal Monte-negro. Tali navi dovevano recarsi secondo i casi a Gallipoli, a Bari o a Valona per ottenere il salvacondotto rispettivamente per l’entrata o l’uscita dall’Adriatico. Perchè poi la visita in mare in luogo prestabilito non esponesse al rischio di siluramenti le nostre unità da guerra, le capitanerie interessate, nel fissare alle navi da commercio il giorno in cui dovevano presentarsi sulla linea di