— 167 — gressi che avrebbe fatto l’esercito in terra e alla necessità che sarebbe derivata di far risalire il grosso della flotta verso il nord), non fu compresa nel programma di azione da svolgere dalle forze navali all’apertura delle ostilità. Il comando in capo deH’armata invero nelle disposizioni impartite al comando in capo della 2a squadra, a cui spettava l’attuazione delle operazioni nell’Adriatico meridionale, aveva preveduto lo sbarco immediato nell’ isola di Pelagosa, per far prigionieri i pochi uomini che il nemico vi aveva lasciato, c per prenderne possesso materiale mediante un piccolo presidio sufficiente per costituirvi una stazione ottica di segnali ed una stazione radiotelegrafica. ;< La stazione di vedetta di Pelagosa», dicevano quelle disposizioni, «dovrebbe funzionare in stretto collegamento con Pianosa e con Tremiti, di modo che una prima linea di difesa avanzata diurna, si avrebbe sulla congiungente delle tre isole predette. Ciò permetterebbe di tenere la linea di cacciatorpediniere in crociera sulla congiungente Pelagosa-Ragusa ». Per ristrettezza vale già costituita, e buona parte almeno del materiale sistemato in mare od in terra per la difesa, che ben difficilmente si riuscirà a rimbarcare e rimarrà facile preda del nemico; 3°) i rifornimenti ed i servizi logistici delle basi sul litorale avversario saranno molto precari, finché non sarà stata ottenuta una sufficiente padronanza sul mare » (Dal Piano generale delle operazioni marittime in Adriatico del 18 aprile 1915 già riportato per intero nel primo volume).