— 83 — natura, sia per ragioni umanitarie, sia sopratutto per essere le città dell’ Istria e della Dalmazia abitate da popolazioni italiane. Sfortunatamente nessuno degli altri obbiettivi militari, che potevano essere perseguiti con i mezzi di cui disponevamo, erano tali cbe il nemico dovesse risentire grave danno materiale dal loro conseguimento; nè, se egli non ce ne prestava il destro, avevamo buon modo di infliggergli una sensibile riduzione di efficienza, od almeno un forte colpo morale. Alla nostra armata pesava tuttavia di non rispondere alle offese del nemico in modo da togliergli la volontà di ripeterle. Perciò oltre ad agguati di sommergibili in vicinanza delle basi austriache ed alla posa di sbarramenti di torpedini lungo la nostra costa e sulle probabili rotte delle navi avversarie, le nostre forze navali eseguirono nei primi mesi di guerra rischiose ricognizioni in forze sull’altra sponda, ed alcune incursioni nelle isole Curzolari intese ad interrompere per quanto si poteva qualche linea terrestre di comunicazione o gli apprestamenti di fortuna per il rifornimento che il nemico aveva stabilito per i suoi sommergibili : ricognizioni ed incursioni di cui il fine ultimo era pur sempre quello di attirare le navi austro-ungariche fuori delle loro basi e combatterle. Una prima scorreria ebbe luogo il 1 giugno: ad essa presero parte gli incrociatori Quarto (c. di fr. Nicastro G.), Nino Bixio (c. di fr. Monaco),