— 59 — narono di cacciarci tulli in mare, se 110 avrebbero aperto il fuoco. Per risparmiare un macello, ormai inutile, di gente, ordinai all’equipaggio di cacciarsi in mare, e con orgoglio posso dire che non pochi volevano rimanere a bordo e che dovetti loro imporre di abbandonare la nave. Ordinai al capo timoniere di ammainare il battello, di imbarcarvi i feriti gravi e di portarli sopra uno dei c. t. nemici. Fatto ciò scesi nel mio alloggio per provvedere all’affondamento dell’archivio riservatissimo già previamente preparato allo scopo, ma trovai tutto sconquassato dallo scoppio di una granata in modo che non era possibile ricuperare cosa alcuna ; di più dai rottami usciva un puzzo di bruciato ed un leggero fumo. Cercai di ritrovare dei documenti, ma mi fu impossibile, sicché tornai in coperta; quivi vidi che erano ancora a bordo il comandante in 2% il direttore di macchina e due o tre marinai, fra i quali il marinaio Giacobbe. Il comandante in 2a ed il marinaio Giacobbe scesero nel mio alloggio per vedere di ricuperare quanto era possibile. Intanto dallo Csepel e dal Tatra veniva sempre più perentorio l’ordine di abbandonare la nave, ed io obbligai tutti i rimanenti ad andare a mare e molto dovetti insistere col direttore di macchina. Intanto vedevo che parte dell’equipagggio era ancora in acqua e parte era già stato ricuperato dai c. t. austriaci che, grazie a Dio, non avevano messa alcuna imbarcazione in mare. Ritornati in coperta il marinaio Giacobbe e poi il comandante in 2*, e saputo da