piegate a fronteggiare un’ulteriore probabile attacco delle fanterie nemiche, sieno messe a bordo rapidamente entro il termine di poche ore, dopo aver già compiuto 1’ imbarco del materiale asportabile, dei soldati di milizia territoriale e di una parte dei cannoni. Nelle prime ore del giorno 26 febbraio i bastimenti già carichi partono, scortati, per Valona ed altri ne arrivano. All’alba sono all’ancora davanti a Durazzo i piroscafi Bengasi, Candiano, Tunisi, Epiro, Barletta, Melo, Dedenne, Roma, Millo, Molfetta, Ionio, Maurizio e Porto Torres con la nave ospedale Albatros. Sono pure alla fonda le RR. NN. Libia, Puglia, Agordat, Città di Siracusa, Città di Catania, e Città di Sassari oltre alcuni cacciatorpediniere. Altri cacciatorpediniere incrociano al largo, mentre unità minori, dragamine e drifters dragano e vigilano le rotte da percorrere e le acque davanti all’ancoraggio. Chi conosca la rada di Durazzo e ponga mente che parte della zona adatta per l’ancoraggio è ingombra da scafi affondati, e che due vasti sbarramenti di torpedini sono ancorati nelle acque antistanti, può rendersi conto della situazione difficile in cui tutte queste navi vengono a trovarsi con mare cattivo. Navigano in crociera di protezione nella zona tra Cattaro, Valona e Brindisi, le RR. NN. Regina Ele-na e Napoli e gli incrociatori Quarto, Marsala, Weymouth, Liverpool con nove cacciatorpediniere.