— 407 — damento di S. Giovanni di Medua avvenuto il 5 dicembre, la ricomparsa di aeroplani austriaci sul cielo di Cettigne, l’assembramento di contingenti e i palesi preparativi intorno a Cattaro che preludevano ad un attacco del massiccio del Lovcen, un proclama lanciato alle truppe montenegrine perchè deponessero le armi, erano tutti fatti che tendevano a stimolare il paese perchè s’ inducesse alla pace. Esclusa anche tale soluzione pacifica, restava il fatto che l’esercito montenegrino non era in grado di opporsi ad un attacco nemico, anche se condotto con poche forze, e la resistenza non avrebbe avuto che un carattere dimostrativo 1. Nell’Albania settentrionale e centrale era convinzione comune nel popolo di essere stati abbandonati dalle potenze dell’Intesa, e questa convinzione si riaffermò dopo le incursioni della flotta austriaca contro Medua e Durazzo, giacché i danni furono attribuiti alla mancata protezione delle marine alleate. Era noto che ufficiali austriaci, bul- 1 11 21 dicembre il nostro addetto navale a Cettigne telegrafava al ministro della marina : « Le notizie sul nemico concordano nel dire che le truppe austriache del Sangiaccato si concentrano a Bielopolie. Nelle Bocche si nota ancora un certo aumento di truppe. Da tutto l’insieme però non si notano ancora preparativi tali da ritenere che il nemico voglia fare un’azione a fondo contro il Montenegro. Probabilmente è intenzione dell’Austria di attaccare in forze in qualche direzione per intimidire il Montenegro e portarlo alla resa o ad aperte trattative. Quale sarà questa direzione non è ancora possibile precisare. È impressione quasi generale che buona parte delle truppe montenegrine