— 125 — Dell’equipaggio perirono 72 persone, mentre i salvati furono 682, raccolti dalle due torpediniere d’alto mare e dai cacciatorpediniere in crociera, prontamente accorsi. Le perdite furono relativamente lievi per la bella prova di disciplina data dall’equipaggio. I superstiti de\V Amalfi accasermati a Venezia, esplosione seguila da una proiezione di altissima colonna d’acqua mista a frammenti di carbone. Distinsi perfettamente la scia di un siluro facente un angolo di circa 30° da poppa con la rotta della nave: la scia non aveva più di 200 metri di lunghezza, il che mi fa supporre che il so.nmergibile abbia lanciato passando fra la torpediniera Calipso e l’Amalfi. « Ho messo tutta la barra a dritta per evitare un secondo siluramento. Le macchine erano in azione, il timone funzionava perfettamente, lo sbandamento della nave non superava i 20° ed io ho ordinato di verificare l’entità dell’avaria nella speranza di poter raggiungere Venezia. Poco dopo però lo sbandamento aumentava, quantunque non rapidamente, e l’equipaggio si portò sul lato dritto della coperta. Intuendo io che la nave si sarebbe capovolta, diedi l’ordine di fermare le macchine; ordine tra-w smesso coi telegrafi dal tenente di vascello Cambi, ed ho avvertito la gente di attendere ordini per gettarsi in mare, essendo elevata la velocità della nave. « Alle mie parole l’equipaggio proruppe in grida di « Viva il Re! Viva l’Italia! ». « Poco dopo aumentando rapida-nente lo sbandamento sulla sinistra la velocità diminuiva sensibilmente. « Diedi allora l’ordine « si salvi chi può » è l’equipaggio, sorvegliato per gruppi da parecchi ufficiali, si gettò in mare al grido di «Viva il Re! Viva l’Italia!». « Il timoniere Castelletti Antonio mise un salvagente comune attorno al mio torace, un altro lo portarono al pilota De Lorenzi. Io mi trovai sul bordo della nave e scivolai in mare senza buttarmi vi.