— 183 — «Dato l’ordine «si salvi chi può! » dall’ammiraglio e dal comandante, l’equipaggio si gettò ordinatamente in mare, e tutti quelli che sapevano nuotare prestarono soccorso a chi ne abbisognava, gridando in mare stesso a più riprese : « viva il Re, viva l’Italia, viva la Garibaldi, viva l’ammiraglio » ; non un grido si sentì che fosse di scoraggiamento e d’invocazione.... tutti della Garibaldi sono stati magnifici nello slancio di patriottismo e meravigliosi per freddezza d’animo.... Superiore ad ogni elogio fu anche il contegno e l’azione delle siluranti che, prontamente accorse, riuscirono in brevissimo tempo a raccogliere tutti i superstiti pur provvedendo a difendersi da ulteriori attacchi di sommergibili » 1. Le rimanenti navi della divisione, avendo accostato in fuori, proseguirono per un’ora circa con rotta normale alla costa, formate su una linea quasi frontale; diressero poi verso Brindisi, scortate dalle siluranti che, dopo ricuperati i naufraghi, le avevano raggiunte. Almeno un altro sommergibile era in agguato sulla via del ritorno, ed una torpe- 1 Più di un marinaio delle torpediniere si gettò in mare per facilitare ed aiutare il salvataggio dei naufraghi. Fra questi il fuochista Tommaso Lena dell’arpia che si portò a nuoto ad assicurare una cima ad una trave a cui erano appoggiati degli uomini ormai sfiniti, i quali poterono così essere sollecitamente ricuperati e soccorsi. Il timoniere Carlo Marini del Centauro per ben cinque volte, anche sotto l’attacco di un idrovolante nemico, si tuffò per salvare altri naufraghi.