ziorte ridotta in questi limiti: essa era da considerarsi non come fine a sè stessa, ma come un’azione preliminare di prova e di modesta portata, ed anche se l’Austria fosse riuscita a riprendere l’isola, lo scacco avrebbe avuto importanza secondaria. Con la presa di Pelagosa s’impediva al nemico di valersene per aver notizie dei movimenti delle nostre unità, si trasferiva a noi questo vantaggio di avere informazioni sulle mosse dell’avversario a levante verso le Tremiti ed a> ponente fino alle Curzolane mediante 1’ impianto di un posto di vedetta collegato ad una stazione R. T., e si costituiva infine, per quanto poteva valere, un punto d’appoggio e di rifornimento parziale dei sommergibili e delle piccole siluranti. L’occupazione venne effettuata 1’ 11 luglio nelle prime ore del mattino da un reparto navale leggero comandato dal contrammiraglio Millo, sostenuto a distanza dagli incrociatori Garibaldi e Varese agli ordini del contrammiraglio Trifari. Tre sommergibili erano in agguato: il Velella presso Pelagosa, il Nereide a Capo Planka, il Monge, francese, a Cattaro1. 1 Nessuno dei sommergibili avvistò navi da guerra nemiche. Soltanto il Velella vide a Sud di Zuri un piccolo piroscafo a. u. scarico, ma non potendo per la vicinanza della terra ordinarne il fermo e concedere il tempo necessario per il salvataggio del personale, il comandante si astenne dal distruggerlo senza preavviso e lo lasciò proseguire.