— 254 — dersi, dovette pagare per l’ancora scarsa esperienza che si aveva della nuova insidia marittima. Mentre gli studi e le esercitazioni del tempo di pace non avevano rivelato abbastanza la capacità offensiva dei sommergibili nè alla nostra marina, nè alle altre, la prova di un anno di guerra aveva insegnato ai nostri avversari il modo ed i mezzi di migliorarla, di perfezionarla e di impiegarla abilmente. In Adriatico poi al vantaggio della superiorità si accoppiava per il nemico l’altro che, data la nostra necessità di navigare, era per lui facile incontrare un bersaglio da colpire; mentre a noi non era offerta la stessa possibilità, dato che il nemico poteva subordinare le uscite dai porti muniti e dai canali dalmati al verificarsi delle condizioni per lui più favorevoli. Le perdite subite ammonivano che bisognava impiegare le navi soltanto quando l’obbiettivo che si poteva ragionevolmente sperare di conseguire era tale da giustificare i rischi a cui si andava incontro e le probabili perdite. Esse ammonivano altresì che le nostre mosse, anche per quanto riguardava il naviglio sottile e quello subacqueo, non dovevano avere carattere metodico e consuetudinario, perchè così facendo, mantenendo cioè itinerari ed orari pressoché invariati (e quindi soggetti ad essere facilmente conosciuti dal nemico) gli si sarebbe enormemente facilitato il compito e di sottrarsi alle nostre offese e di disporre opportune reazioni.