— 603 — caso di colera (preceduto da uno di tifo) con tutte le sue manifestazioni più violente, data una certa resistenza fisica acquistata dalI’ammalato dopo 10 giorni di vita sana e di abbondante vitto, cercai in ogni modo di ottenere dal direttore di sanità lo sbarco dei prigionieri, adducendo anche a motivo gli altri impellenti servizi che doveva compiere la nave per l’armata. Riuscii a scaglioni ed in vari giorni a sbarcarli tutti riducendo a minima la mortalità a bordo, mentre infieriva tra quelli che avevo messo a terra. Tra le varie opere di disinfezione successive al loro sbarco vi fu pure quella, come risulta dalla relazione allegata, del passaggio alla stufa degli indumenti personali dello stato maggiore ed equipaggio; trattamento speciale ebbe il vestiario e la biancheria di coloro sempre a contatto dei prigionieri, ossia dei miei marinai, dei due medici e del sottoscritto, i cui oggetti di corredo si possono considerare come totalmente perduti. Il piroscafo nella breve permanenza successiva a Napoli, dove ultimò una rigorosissima quarantena e a Messina, si completò di viveri, acqua, carbone, materassi, generi farmaceutici ecc. di modo che oggi è pronto a compiere qualsiasi missione della durata di un mese. Relazione igienico-sanitaria del capitano medico di complemento Lorenzo Favate sul viaggio del Cordova da Valona ad Asinara con prigionieri austriaci. (17 dicembre 1915-18 gennaio 1916). Il piroscafo Cordova appartiene alla società di navigazione « IJoyd Italiano » stazza tonnellate 3002, è azionato da due macchine a vapore a triplice espan-