Sbarco italiano nell’isola di Pelagosa. Secondo gli ordini di operazione già ricordati, la R. N. Libia, accompagnata dall’ incrociatore ausiliario Città di Siracusa, avrebbe dovuto con un un rapido colpo di mano catturare il presidio del faro e della stazione di vedetta di Pelagosa, e distruggere il poco materiale militare eventualmente esistente \ Avendo perciò atterrato alle ore 5, fu subito inviato a terra un reparto da sbarco di 42 uomini, comprendente anche una sezione ridotta del parco minatori. La configurazione rupestre del-P isola, di natura calcarea, con le sue anfrattuosità difficilmente praticabili, offriva il modo a chi fosse pratico dei luoghi di trovare rifugio sicuro e nascosto per un numero limitato di persone; sarebbe stata necessaria per scovarli una lunga ricerca sistematica, che i nostri marinai non ebbero tempo di fare. Sbarcati, si divisero in due squadre e perlustrarono l’isola fino alle 8h20, ora in cui dovettero tornare a bordo, senza aver incontrato nè militari, nè alcuno dei pochissimi abitatori dell’ isola. Questa apparve essere del tutto indifesa ed il risultato dello sbarco fu nullo. 1 Un’azione simile a Pelagosa con risultati pressoché uguali era stata fatta anche l’anno precèdente, il 19 settembre, dall’ incrociatore francese Ernest Renan. Il nostro colpo di mano voleva però preludere all’occupazione dell’ isola in un secondo tempo, per fame, come vedremo in seguito, un posto di vedetta avanzato.