— 404 — occidentale della Serbia. Preclusa dalle armi bulgare la libera ritirata verso il Sud, le armate serbe inseguite non avrebbero potuto cercare asilo altrove che nell’alta e media Albania. La carestia e la miseria, veniva riferito, aumentavano in modo impressionante di giorno in giorno; il freddo sopraggiunto moltiplicava le sofferenze, e migliaia di profughi precedevano i soldati nella ritirata. Verso il 25 novembre si confermava il passaggio dei Serbi in territorio albanese: il giorno 28 giungevano a Scutari il Re Pietro con la corte, il governo, lo stato maggiore. Le truppe montenegrine, sgombrato il Sangiaccato, si erano raccolte nei pressi del fiume Tara per coprire la ritirata dei serbi, dei quali parte schierandosi sulla loro destra erano entrati in territorio montenegrino, parte si mantenevano ancora sulla linea del confine albanese da Prisren a Monastir, avendo spinto innanzi a loro i prigionieri austriaci, fatti nelle precedenti campagne. Di questi prigionieri si diceva che 5.000 fossero già ad Elbassan ed altri 15.000 da Dibra dirigessero per Tirana1; giunti senza scorta sufficiente, poi quasi abbandonati a loro stessi, si temeva potessero ribellarsi ed essere causa di disordini2. Furono forse il loro stato di denutrizione e le infermità ad 1 Dei 100.000 prigionieri di guerra austriaci fatti dai Serbi, ne entrarono in Albania meno di 30.000; la massima parte dei rimanenti erano periti di stenti e di malattia. 2 Tra i prigionieri erano 619 ufficiali austriaci che erano stati condotti a Pekuny sotto debole scorta serba; questi specialmente