— 474 — una gravissima responsabilità di ordine sanitario, militare e politico al tempo stesso. Nel campo trincerato, recentissimamente occupato e tuttora in periodo di formazione, in una regione dove le condizioni igieniche lasciavano a desiderare e si richiedeva quindi un lungo lavoro di risanamento, sarebbe stato pericoloso ospitare un centro d’ infezioni quale era descritto in quel momento l’esercito serbo. Non sarebbe poi stato saggio dimenticare che la Serbia, che dalle guerre balcaniche aveva già avuto sensibilmente ingrandito il suo territorio, aveva mire ancora più vaste: aveva assunto come ideale nazionale la creazione di una grande Serbia e, tenendo l’occhio rivolto all’Adriatico, aveva accolto con ostilità malcelata la nostra discesa in campo a fianco delle potenze dell’ Intesa, con obbiettivi territoriali contrastanti in gran parte con i suoi. Se nel periodo disperato che attraversava si rivolgeva ansiosamente all’ Italia per averne un aiuto, del quale, secondo ebbe a dire qualche autorità serba, avrebbe conservato riconoscenza imperitura, tale stato di animo avrebbe potuto modificarsi, allorché sorpassata la crisi, le sue divisioni fossero state riorganizzate : nè si poteva avere in esse cieca fiducia per una docile collaborazione militare a fianco dei nostri soldati. Gli avvenimenti degli anni seguenti chiaramente dimostrarono che non era vano il timore del nostro governo che potesse formarsi in Albania uno stato di cose non desiderabile sotto il doppio punto di vista mili-