— 116 — ancorate dal nemico furono sufficienti a rendere sempre più pericolosa la navigazione delle navi tra Venezia e l’Istria, ed il capo di stato maggiore della marina venne sempre più confermandosi nel giudizio che l’azione di navi nemiche con l’obbiet-tivo di disturbare dal mare l’estrema ala destra del nostro schieramento terrestre era da ritenersi più impossibile che improbabile, in quanto che i rischi, a cui le navi sarebbero andate incontro, non erano in relazione con i danni che sarebbero state capaci di arrecarci. D’altra parte le operazioni di avanzata dell’esercito incontravano serie difficoltà, e non sembrava che fosse imminente il momento per il quale il comando supremo prevedeva di aver bisogno delle navi a protezione della strada litoranea. Pur tuttavia, in seguito alle insistenze dello stesso comando supremo, venne deciso di trasferire a Venezia una divisione navale, più veloce della divisione Sardegna, perchè fosse pronta ad essere impiegata, quando le operazioni terrestri avessero potuto svolgersi secondo i piani prestabiliti. Venne per questo scelta la IVa divisione, comandata dal contrammiraglio Cagni e composta dagli incrocia- dinanzi alle principali città marittime pugliesi, e alla costa fra Gargano e Monte Conero, dinanzi ad Ancona e le foci del Po. A Brindisi vi erano tre vasti banchi. A Taranto fu completato lo sbarramento esistente con una linea più esterna e con nuovi banchi a protezione della rotta di atterraggio. All’armistizio risultarono posat« nei mari d’Italia 12293 armi alleate « 5946 nemiche.