— 152 — mico lanciate senza effetto 21 bombe contro i sommergibili Salpa Pullino ed Argonauta venti miglia a Sud di Po di Goro. Il 22 ottobre tre idrovolanti francesi con un aeroplano del nostro esercito, recatisi per una azione combinata sul cielo di Trieste, bombardarono un gazometro sulla costa nord della baia di Muggia ed una torpediniera nemica nel porto di Pirano. Tornarono incolumi dal cannoneggiamento delle artiglierie antiaeree. Negli ultimi tre mesi del 1915 le incursioni aeree sul cielo nemico si fecero più numerose, e Gabriele d’Annunzio vi partecipò più volte. In un altro volo su Trieste, dopo aver lanciato sette bombe sulle navi da guerra e sui forti, l’ottava restò impigliata e sporgente per metà fuori dell’apparecchio. Ad ogni sbalzo dell’idrovolante la bomba era in grave rischio di esplodere, o poteva cadere all’arrivo su Venezia, se d’Annunzio stesso, con prolungato sforzo fisico, non avesse avuto la forza di trattenerla con la mano fino all’arrivo1. Dopo lanciato un messaggio anche su Trento 1 « La situazione era tragica, scrisse il poeta. I velivoli austriaci c’ inseguivano costringendoci a tornare a Venezia. Ad ogni sbalzo del nostro apparecchio la bomba poteva scoppiare. Ci sentivamo perduti: ma vi erano pericoli più gravi. La bomba poteva scoppiare passando su Venezia. L’ idea mi opprimeva e mi torturava. Mai nella mia vita provai un’angoscia simile. Allora mentre con la mano sinistra continuavo a pompare l’essenza, con la destra, sporta fuori, trattenevo l’esplosivo con tutta la forza della volontà decuplata ».