— 388 — Il cacciatorpediniere di scorta Intrepido (c. c. Leva), dopo aver coadiuvato al salvataggio e aver raccolto e sbarcato a Valona più di 100 naufraghi, fu mandato lungo la costa a sud di Punta Linguetta in crociera antisommergibile. Alle ore 14, mentre seguiva la rotta prescritta per rientrare all’ancoraggio, rimase anch’esso vittima di un’esplosione nei pressi della Punta. La prua ed il palco di comando furono distrutti completamente e ridotti ad un ammasso di rottami. Avendo resistito alla violenza dello scoppio ed essendo rimasta stagna la paratia prodiera dello scompartimento delle caldaie, il resto della silurante non ebbe a soffrire altri danni che un foro nel ponte di coperta presso il trincarino e nel locale della macchina, prodotti da una pesante massa di metallo, probabilmente parte del cannone da 120 mm. lanciata in aria e ricaduta a bordo. Spinto dalla brezza verso gli scogli di Punta Linguetta, lo scafo vi si appoggiò nella parte prodiera e vi fu ormeggiato. L’essere stato l’equipaggio a posto di combattimento al momento dell’esplosione e l’essere quindi gara generosa di tutti i mezzi della nostra valorosa marina e di quelle alleate che, presenti nella rada, accorsero sul luogo del naufragio e, incuranti di ogni pericolo, operarono il salvataggio di quasi tutti i naufraghi e però le perdite si ridussero a due ufficiali e a cinquantotto uomini di truppa ». Così si espresse il generale Bértotti, allora comandante del corpo speciale, nella sua pubblicazione « La nostra spedizione in Albania ».