— 292 — * * * Altro problema, di fronte al quale ebbero a trovarsi le diverse marine nella guerra europea, fu il dragaggio delle torpedini. Non si trattava più soltanto di mantenere chiari e sgombri piccoli specchi d’acqua intorno alle rotte di atterraggio dei porti, ovvero in alcuni passi principali con acque poco profonde. Le torpedini ebbero subito un’utilizzazione di gran lunga più vasta di quanto era stato preveduto e predisposto nel tempo di pace: si moltiplicò il numero delle armi ancorate, coprendo e rendendo pericolose alla navigazione vaste zone di mare. La Germania mostrò inoltre di possedere in fatto di torpedini un materiale ottimo, che fu disseminato abbondantemente durante tutta la guerra sia nei mari del Nord, sia nel Mediterraneo: queste sue armi potevano essere affondate anche in fondali di un centinaio di metri, il che contribuì ancora ad allargare gli specchi d’acqua suscettibili di essere minati, dei quali bisognava perciò operare il dragaggio prima di potervi navigare senza rischio. Nè bastava più sorvegliare attentamente che navi nemiche o sospette non tornassero sopra una zona già dragata per conservare la sicurezza che questa non presentasse pericolo: nel 1915 infatti la marina tedesca portò a termine le prime costruzioni di un nuovo tipo di sommergibile, il tipo posamine capace di ancorare piccoli banchi di 9 a 12 torpedini, mantenendosi in immersione. Tale carico era portato dal sommergibile