— 28 — verno serbo aveva noleggiato un vaporetto greco, ancorato a San Giovanni di Medua, per portare quegli altri feriti che avrei dovuto prendere io se fossero stati pronti (circa 500). « L’ indomani alle 8 giungeva infatti il vaporetto ed iniziai l’imbarco di una parte dei suoi ammalati e feriti, se non che, ad un certo inomento, venne un messo del colonnello Bulich a dirmi ch^ aveva cambiato idea e che gli sembrava più naturale darmi quelli di Durazzo, più trasportabili. « Su questi cambiamenti io non ho avuto nulla da eccepire. In fondo si capiva questo: che l’Au-torità serba ha la fobìa più acuta delle eventuali comunicazioni sulle ultime operazioni militari da parte dei feriti, tende quindi a dare malati estenuati da un lungo periodo di sofferenze e degenza in ospedali, anziché feriti recenti. Mi sono piegato ad ogni cambiamento od esitazione dell’autorità serba, che era intendimento del nostro governo di soccorrere nel miglior modo possibile. «Invitai in quel giorno a colazione il colonnello (Bulich. «Il brindisi del colonnello Bulich fu informato tutto alla più viva gratitudine per il R. Governo d’Italia. « La nave partì alle 18 di quel giorno (11 febbraio) per Salonicco. Il giorno 13 il vento scoppiava con forza ciclonica e si avevano a bordo già 4 morti: nel reparto di chirurgia si stentava note»