— 66 — Le pagine che precedono, nelle quali abbiamo cercato di riassumere brevemente gli avvenimenti dell’anno 1913 ed i loro riflessi inevitabili sulla nostra politica navale, hanno illustrato il contributo dato dalla marina nella lotta che, pur non avendo ancora assunto un carattere di guerra, esisteva tutta via tra le varie grandi Potenze per assicurarsi una posizione predominante nei Balcani e nell’oriente europeo. L’opera svolta da importanti frazioni della flotta in Levante, in Albania, in Egeo, sebbene incruenta, aveva avuto alcuni momenti veramente drammatici; talvolta il successo diplomatico fu conseguito con la presenza e l’appoggio delle navi, che risposero costantemente all’appello della patria, pronte ogni giorno, ogni ora, ogni istante a passare dall’azione rappresentativa all’azione guerresca. La marina, nell’anno 1913, svolse nel modo più completo il compito importantissimo e delicato di essere la collaboratrice della diplomazia ed insieme lo strumento e l’arma sempre pronta con cui la nazione potè svolgere la sua politica navale. I tangibili risultati ottenuti con l’attiva partecipazione delle forze navali agli avvenimenti politici, compensarono la marina delle rudi fatiche sopportate. Ma nell’anno 1913, contemporaneamente all’attività che abbiamo riassunta brevemente, la marina fu chiamata a svolgere un altro compito che, pur potendo sembrare di secondaria importanza, ri-