— 114 — canale di Otranto da parte di una potenza marittima dell’uno e dell’altro raggruppamento politico, nel Mediterraneo avevamo acquistato in gran parte il controllo marittimo della lunga costa libica e consolidati i nostri punti di appoggio nel mare Egeo. Ma nonostante l’apparente calma dell’inverno 1913, il fuoco covava sotto la cenere, e, quantunque le flotte mediterranee ritiratesi a svernare nelle rispettive basi per l’ordinario periodo di lavori mostrassero una minore attività apparente, gli ambienti navali militari che in tutti i tempi si può dire siano stati i termometri più delicati della temperatura politica, manifestavano una certa irrequietezza. Gli stati maggiori delle varie marine vigilavano attentamente e le piccole unità da guerra di stazione nei vari punti del Mediterraneo erano le sentinelle avanzate della diplomazia. Che gli ambienti politici e navali si facessero poche illusioni sulla apparente tranquillità dell’Europa è facile dedurlo da molti indizi. Negli ultimi giorni del dicembre 1913 il conte Tisza aveva dichiarato alla commissione della marina della delegazione ungherese, che la flotta austriaca doveva essere rinforzata per poter rendere alla sua alleata Italia preziosi servigi. Può darsi che tale dichiarazione fosse sincera, ma sta il fatto che essa avveniva pochi giorni dopo che a Gratz si erano verificati conflitti sanguinosi tra studenti